I risultati sono estrapolati da uno studio condotto da un gruppo italiano di ricerca e pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale PNAS (rivista dell’Accademia Americana delle Scienze).
Lo studio è stato condotto per due anni presso i laboratori di ricerca del CIRMS, Centro Interdipartimentale per la Ricerca Preclinica e Clinica della Medicina Sessuale dell’Università Federico II di Napoli (Direttore Prof. Ciro Imbimbo), e che nasce dalla collaborazione fra il Dipartimento di Urologia, diretto dal prof. Vincenzo Mirone e dal Dipartimento di Farmacologia sperimentale diretto dal Prof. Giuseppe Cirino.
Negli studi è stato impiegato tessuto cavernoso umano ottenuto nel corso di interventi chirurgici di riattribuzione chirurgica di sesso nei pazienti transessuali maschio-femmina, per l’esecuzione dei quali il Dipartimento di Urologia diretto dal Prof. Mirone rappresenta un centro di riferimento europeo.
Già da molti anni, anche grazie alla collaborazione con il Prof. Louis Ignarro dell’Università di Los Angeles, e già premio Nobel per la medicina grazie alle sue importanti scoperte sull’ossido nitrico, il gruppo di ricerca del CIRMS, ha messo a punto un’importante metodica di analisi farmacologica che si basa appunto sull’impiego del tessuto cavernoso umano.
Gli studiosi hanno per la prima volta dimostrato la presenza nel corpo cavernoso umano di due enzimi, la cistationina-sintasi (Cbs) e la cistationina-liasi (Cse) che trasformano un comune aminoacido presente nelle cellule del corpo cavernoso in un mediatore gassoso il cui nome è H2S (idrogeno solforato).
Questo mediatore ha la capacità di dilatare le arterie del corpo cavernoso, producendo il rilasciamento della muscolatura liscia delle pareti dei vasi, funzionando da mediatore proerettogeno (stimolatore del meccanismo fisiologico dell’erezione).
A parte l’individuazione del meccanismo e dei suoi mediatori principali, la scoperta risulta di grande importanza perché ha consentito di scoprire un processo che controlla l’erezione totalmente alternativo a quello mediato dall’Ossido nitrico e che attualmente rappresenta quello meglio conosciuto nella pratica clinica e sul quale agiscono i farmaci orali attualmente disponibili in commercio per la cura della Disfunzione Erettile (Viagra, Cialis, Levitra).
Infatti va considerato che l’idrogeno solforato è in grado di stimolare il meccanismo erettile anche in assenza dell’endotelio (lo strato interno dei vasi), al contrario di quanto fanno i farmaci appena citati e che spesso hanno limitata efficacia nei pazienti che soffrono di malattie derivanti da disfunzione endoteliale (diabete mellito, sindrome metabolica ed altre).
Questa scoperta apre le porte ad uno scenario totalmente innovativo nel campo della ricerca farmacologica per la terapia dell’impotenza maschile, dal momento che si può ipotizzare nel prossimo futuro la produzione di farmaci in grado di agire su questo meccanismo molecolare. Infatti studi preliminari condotti sui ratti, basati sull’impiego di sostanze in grado di stimolare la produzione dell’idrogeno solforato, hanno fornito risultati incoraggianti; in questi primi esperimenti si è infatti osservato un netto incremento della pressione all’interno delle arterie cavernose e di conseguenza un’erezione.